“L’intuizione dei fatti avvenire”

Alcuni estratti dal messaggio di padre Leonir Chiarello, superiore generale scalabriniano, in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato
«Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati è il tema scelto dal papa quest’anno. Nel suo messaggio, il papa guarda al futuro in termini escatologici, la pienezza del Regno, ma ci ricorda subito che il Regno è già in mezzo a noi e quindi già ora dobbiamo essere aperti ad accoglierlo e impegnati a costruirlo. Dal momento che nel Regno dimora la giustizia, si richiede che i migranti vi facciano parte. Se fossero esclusi, non si tratterebbe del Regno di Dio. Ma si richiede anche che partecipino in modo attivo, contribuendo alla sua costruzione con l’originalità del loro contributo, arricchendo di doni la Gerusalemme delle genti».
Condividere il futuro
«La prospettiva di Francesco di dissocia nettamente da quella di molti governanti o anche della gente comune, che vede nei migranti una minaccia da cui proteggersi, un’invasione di sfruttatori che drenano le poche risorse disponibili. Il tema di come accogliere e rendere i migranti partecipi della società in cui si inseriscono è stato oggetto di infiniti dibattiti e di diversi modelli, articolati anche in base al tipo di immigrazione. (…)
L’attuazione pratica dell’integrazione rimane però spesso inadeguata e controversa. Senza addentrarci sulle tante sfumature del discorso, è utile ricordare che i migranti non possono condividere il passato del paese in cui si inseriscono. (…) Tuttavia, nella loro scelta migratoria, i migranti dicono che hanno deciso di condividere il futuro di quel paese. Questa scelta va presa sul serio e ai migranti devono essere date le opportunità di contribuire al futuro con l’originalità delle loro prospettive e delle loro capacità».
Nello spirito di Scalabrini
«La canonizzazione di Scalabrini deve essere anche un’occasione per condividere la sua lungimiranza, la sua “intuizione dei fatti avvenire”. Nel grande movimento di trasformazione della società del suo tempo, Scalabrini intuì che l’emigrazione non era una anomalia, ma una componente strutturale nel forgiarsi di nuovi modi di incontrarsi e coesistere.
I migranti per lui non erano soltanto poveri diseredati, bisognosi di aiuto e protezione, ma anche soggetti capaci di contribuire allo sviluppo e al progresso. Soprattutto, Scalabrini guardò al futuro lontano, al compimento del Regno, e vide che, anche grazie all’emigrazione, un’opera ben più vasta si stava compiendo, “il perfezionamento dell’uomo sulla terra e la gloria di Dio ne’ cieli”.
Sull’invito di Papa Francesco, ma ancora di più sull’esempio di Scalabrini, guardiamo con fiducia al futuro. Rendiamoci protagonisti del futuro che ci chiama a dare il nostro contributo specifico alla costruzione del Regno, facciamolo con i migranti che spesso ci aprono strade nuove, facciamolo con lo spirito di Scalabrini, che ci chiede di aspirare costantemente alla santità».