Tempo di mettersi in ascolto

I partecipanti a un corso fidanzati, appartenenti a un gruppo di nuova generazione emigrata a Basilea

La recente esperienza della preparazione alla canonizzazione di Scalabrini ha permesso una fruttuosa collaborazione tra istituti, che è più che opportuno mantenere anche per il futuro

Credo occorra rischiare un impegno anche come congregazione su questo sempre più “nuovo” campo pastorale sfaccettato, mappando e accompagnando con un coordinamento generale (e ovviamente locale) il variegato e attivo apporto laicale al carisma, tra volontari, collaboratori e laici maturi ed impegnati stabilmente al fianco dei migranti.

È tempo di mettersi in ascolto e camminare insieme come Famiglia Scalabriniana con tutti loro senza temere di “rinunciare” a classiche posizioni e forme pastorali che però ormai non stanno rispondendo ai segni dei tempi, all’evoluzione di un carisma che è vivo e vivificante.

L’esperienza recente della preparazione alla Canonizzazione ci ha fatto lavorare insieme come Istituti ed è più che opportuno mantenere attiva questa fruttuosa collaborazione. Certamente occorrono doti di apertura e duttilità, come pure una certa esperienza sul campo, nel muoversi su aree assai diverse: dal servizio del volontariato alla collaborazione in opere concrete di assistenza, da forme di animazione culturali ed artistiche al fare rete con movimenti e associazionismo di matrice cristiana e non, dalle nuove forme di comunicazione alla capacità di dialogo con la società e il mondo di oggi.

Un elemento costitutivo

La collaborazione con i laici deve divenire sempre più, al tempo stesso, un elemento costitutivo del nostro modo di procedere ma anche una grazia che ci chiama al rinnovamento personale, comunitario e congregazionale. Essa ci invita a metterci al servizio dei ministeri laicali, a condividere con essi la missione, ad aprirci creativamente a crescenti cooperazioni.

Lo Spirito ci sta chiamando a condividere con i laici, con tutti gli uomini e donne “di buon volere” ciò che crediamo, ciò che siamo e ciò che abbiamo, in una solidarietà creativa, per l’aiuto delle anime e la maggior gloria di Dio”.

Padre Gabriele Beltrami