Cent’anni dopo: ripercorriamo la storia dell’Associazione San Raffaele, le idee di San Giovanni Battista Scalabrini e l’impegno dei laici con i migranti

Sono passati molti anni da quel 12 aprile 1889, giorno in cui si costituiva a Piacenza il Comitato Centrale dell’Associazione di Patronato per gli emigrati, un’associazione che, sull’esempio di quella tedesca, prenderà il nome di San Raffaele. Già da quasi due anni era operante l’Istituto di sacerdoti disponibili a recarsi tra gli emigrati in America. È importante sottolineare che l’idea iniziale di Scalabrini era di costituire dei comitati di sacerdoti e laici che si interessassero dei migranti. L’accenno ai laici era espresso già nel primo scritto di Scalabrini sull’emigrazione, dove diceva che i migranti hanno bisogni morali e materiali ed «io vorrei che un’Associazione di Patronato sorgesse in Italia, la quale fosse ad un tempo religiosa e laica, sicché a quel duplice bisogno pienamente rispondesse». La componente laica, nonostante non avesse il benestare della Santa Sede, era per Scalabrini una necessità: per questo motivo venne fondato il San Raffaele.
Ricordare il San Raffaele e le sue opere significa soprattutto mantenere vivi gli aspetti essenziali del pensiero del Fondatore, adattandoli ai nuovi tempi e ai nuovi bisogni.

cc: neodemos.it
Dopo la breve, ma benemerita, esperienza della San Raffaele non è certo terminata la collaborazione tra missionari e laici a fianco dei migranti. A volte può sembrare complesso identificare i settori specifici in cui i laici possono investire le loro energie e competenze. In realtà, vi e un vasto campo di lavoro in cui i laici possono muoversi al fianco dei Padri per aiutare i migranti e, a riguardo, è importante rifarsi ad alcuni aspetti del pensiero del Fondatore. In particolare, cent’anni dopo, possiamo riprendere alcuni punti dello statuto della San Raffaele, a cui diede un contributo rilevante anche il grande sociologo, il beato Giuseppe Toniolo, che sottolinea gli ambiti in cui i laici possono intervenire per mettere le proprie competenze al servizio dei migranti ossia: la presenza nei momenti cruciali del processo migratorio; la dimensione politica del coinvolgimento (San Raffaele si dimostrò efficace nell’aiutare i migranti a districarsi nelle procedure burocratiche e assicurarsi protezione legale); l’accompagnamento all’inserimento nella società; l’accompagnamento culturale (Scalabrini, che vedeva difficile il mantenimento della fede senza coltivarne anche il substrato culturale, aveva previsto un coinvolgimento diretto della San Raffaele nella scuola per i migranti all’estero); l’ambito etico-religioso.
Per l’occasione, abbiamo intervistato Chiara Renzi, Responsabile dell’accoglienza presso Casa Scalabrini. Chiara incontra i ragazzi che faranno parte della struttura, organizza i colloqui di ingresso con loro e, in un secondo momento, segue il percorso di autonomia dei ragazzi stessi, fino alla loro uscita.
Chiara arriva a Casa Scalabrini nel 2016 come volontaria e, successivamente, le viene assegnato il ruolo di responsabile dei corsi e poi quello attuale. Riguardo al ruolo dei laici nei confronti dell’emigrazione, Chiara afferma:
«Un punto di forza della comunità scalabriniana è proprio la collaborazione tra i Padri e i laici che, con le loro diverse professionalità, possono mettere le proprie competenze al servizio dei beneficiari, accompagnandoli nel loro percorso di autonomia. Io stessa, che ho una formazione da psicologa, con il mio ruolo metto le mie competenze al servizio dell’azione che qui si svolge con i ragazzi. Quindi, un punto di forza sia nella Congregazione scalabriniani che nel San Raffaele può essere proprio questo. Penso che la figura del laico possa essere vista come un ponte tra i Padri, che hanno un ruolo di accompagnamento anche spirituale e religioso, e i ragazzi, che vengono così aiutati a inserirsi nella società».
Di seguito, un video realizzato dallo CSER che spiega in modo specifico il lavoro svolto a Casa Scalabrini, con un’intervista di Chiara:
Oggi le migrazioni attirano parole e dibattiti che a volte non mettono effettivamente a disposizione soluzioni al problema. Ai laici che hanno visto la sofferenza di migranti e rifugiati e che sono disposti a condividere la visione di Scalabrini, uomo pratico, interessato più alla soluzione dei problemi che ai dibattiti fini a se stessi, offriamo la possibilità di dare un contributo, mettendo le proprie competenze al servizio della missione e seguendo una naturale vocazione per l’aiuto nei confronti del prossimo.